E’ impossibile non subire una grande fascinazione quando si legge la storia di un semplice uomo, nato tra le vallate bresciane, che nel 1579 non solo si trova in Giappone, ma riesce addirittura ad influenzare la politica dei signori feudali locali (i daimyō), divenendo una colonna portante del Cristianesimo ai confini del mondo!

Organtino Gnecchi Soldo nasce nel piccolo borgo di Casto nel 1532, diviene padre Gesuita coltissimo ed è destinato in Asia, dapprima in India. Tralascio la storia precedente al suo arrivo in Giappone, perché preferisco focalizzarmi sulla sua azione evangelica nel Sol Levante.

Padre Organtino sbarca nel porto di Shiki, sull’isola di Amakusa, il 18 giugno 1570 e presto viene inviato in missione nel distretto di Miyako dal suo superiore padre Cabral, uomo con cui non va d’accordo. Per contestualizzare il viaggio e l’operato del nostro conterraneo: in quest’epoca non esiste ancora la Compagnia delle Indie, il giro del mondo di Magellano è stato compiuto solo 50 anni prima e in Europa è appena iniziata la guerra di Cipro che condurrà al tragico assedio di Famagosta e alla vittoria cristiana di Lepanto.

A Kyoto, capitale formale dell’impero nipponico, padre Organtino Gnecchi trova la sua destinazione e subito riesce ad inserirsi tra le alte personalità di spicco del mondo feudale giapponese. Questo suo veloce inserimento è favorito sia da precedenti conversioni di molti daimyō al cristianesimo, che dal suo atteggiamento personale. Organtino è affascinato e ammirato dalla cultura e dai costumi giapponesi e in una sua lettera del 29 settembre 1577 indirizzata a Roma smentisce l’opinione, prevalente anche fra i missionari, che i giapponesi fossero un popolo incivile, arrivando a dire che, eccezion fatta per la religione, gli occidentali erano “in gran misura” loro inferiori, ribadendo tale concetto in un’altra missiva: “comparati a loro siamo barbarissimi”.

Nel 1579 viene coinvolto in uno dei tanti conflitti tra i signori feudali. Uno di costoro, Takayama Ukon, si era convertito al cristianesimo e non si sentì vincolato dal codice d’onore dei samurai, che imponeva al vassallo di prendere le parti del suo diretto signore. Era castellano di Takatsuki e vassallo di Araki Murashige, il quale a sua volta si era ribellato a Oda Nobunaga. Nobunaga era allora capo del potente clan Oda, uno dei daimyō più famosi della storia avendo conquistato buona parte del Giappone e divenendo de facto Shogun senza esserlo formalmente.

Oda Nobunaga

Takayama era cristiano e padre Organtino Gnecchi gli spiegò che è peccato prendere le parti di un ribelle. Takayama fu posto perciò in una situazione imbarazzante: se seguiva Araki andava contro i dettami della sua religione; se non lo seguiva, rischiava la vita di alcuni ostaggi, fra cui suo figlio, in mano di Araki; se infine tergiversava rischiava di causare la morte dello Gnecchi e degli altri missionari, che Oda Nobunaga minacciava di uccidere per forzarlo a una decisione.
Forse dietro consiglio di padre Organtino, Takayama si risolse a prendere una soluzione di compromesso, in base alla quale cedeva il castello a suo padre, che lo mise a disposizione del ribelle, ottenendo di salvare la vita degli ostaggi, dopodiché si presentò in tutta umiltà a Oda Nobunaga che lo perdonò, prendendolo come suo vassallo, anche perché era riuscito a rioccupare il castello di Takatsuki e a domare la ribellione.

Conseguenza di tutto ciò fu l’adozione di misure favorevoli ai gesuiti da parte di Oda Nobunaga, come parte della sua politica diretta a incrementare nell’interesse del Giappone gli scambi commerciali con gli Europei. Ne derivò un notevolissimo aumento delle conversioni e il successo del primo viaggio in Giappone del visitatore Alessandro Valignano che, arrivato il 25 luglio 1579, pose le basi per la istituzione di tre seminari, diretti alla formazione del clero indigeno e organizzò l’invio in Europa della prima ambasceria giapponese (1582-90), passata alla storia come Ambasciata Tensho (nell’Enciclopedia Bresciana si scrive che nel 1585 questa ambasciata transitò da Brescia ma è un’inesattezza, come scritto con minuziosa ricostruzione nella tesi di dottorato di Carlo Pelliccia, 2016, Università di Studi della Tuscia di Viterbo).

La morte improvvisa per assassinio di Oda Nobunaga e alcune imprudenze commesse dai superiori di Organtino nella missione in Giappone provocarono poi un rapido mutamento nella politica dei feudatari giapponesi nei confronti dei missionari. Se l’atteggiamento aperto del bresciano fosse stato applicato dai vertici, forse oggi la storia del cristianesimo in Giappone sarebbe completamente diversa.

Il gesuita Organtino Gnecchi morì a Nagasaki il 22 aprile 1609, città dove si concentrò la più grande comunità cristiana del Sol Levante, spazzata via dal bombardamento atomico compiuto dagli americani nel 1945, ma questa è un’altra storia.

Alberto Fossadri

Fonti:
http://www.treccani.it/enciclopedia/organtino-gnecchi-soldo_(Dizionario-Biografico)/
– Carlo Pelliccia, tesi sulla Prima ambasceria giapponese in Italia nel 1585, Univ. degli studi della Tuscia di Viterbo, 2016
– Filippo Comisi, Il viaggio della prima ambasciata giapponese presso la Santa Sede (1582-1590), 2016
– Tamburello Adolfo, Nell’impero del Sol Levante. Viaggiatori, missionari e diplomatici in Giappone, Brescia, Fondazione Civiltà Bresciana, 1998
– Enciclopedia Bresciana/Gnecchi Soldi Organtino