Alcune notizie su questo semi-sconosciuto milite. Si conosce molto poco della vita di questo bresciano, ma sappiamo abbastanza da affermare che fosse una persona capace di tutto pur di acquisire potere e importanza.

La sua ascesa è legata a Cabrino (o Gabrino) Fondulo, abitante di Soncino che fin da giovane si è reso responsabile di omicidi efferati ai danni della famiglia rivale dei Barbuò. Dopo varie vicissitudini, Cabrino passa al servizio di Ugolino Cavalcabò. Dopo la morte del duca di Milano Gian Galeazzo Visconti, il ducato è scosso da profonde lotte interne. I Cavalcabò e i loro capitani si uniscono ai guelfi per spodestare i ghibellini dai centri di potere e mirano ad instaurare su Cremona una propria Signoria.
Nel maggio 1403 i Cavalcabò, sostenuti dai fiorentini e dai guelfi lombardi (inclusi i bresciani di Pandolfo Malatesta che inviano 1800 uomini) assaltano Cremona. Cabrino che è da tempo suo intimo partecipa all’impresa e ha un ruolo di primo piano. A metà novembre Ugolino Cavalcabò è nominato Signore di Cremona.

Le lotte intestine al ducato proseguono e nel 1404 Cabrino e Ugolino Cavalcabò marciano in territorio bresciano per aiutare Pandolfo Malatesta, attaccato da Estorre Visconti. Nel dicembre dello stesso anno sono sconfitti a Manerbio dal condottiero milanese e nello scontro Ugolino cade prigioniero del Visconti. Il cugino di Ugolino, Carlo Cavalcabò, ordina la ritirata e si autoproclama Signore di Cremona. E’ in questo frangente che Cabrino Fondulo ottiene da Carlo il feudo con il castello di Maccastorna.
Col passare del tempo Cabrino inizia ad ambire segretamente alla Signoria e trova l’occasione ideale quando nel marzo 1406, approfittando del disordine generale, Ugolino Cavalcabò riesce a fuggire dalle prigioni milanesi e potrebbe rientrare a Cremona per pretendere la restituzione della Signoria dal cugino.
Cabrino Fondulo si offre da pacere essendo uomo di fiducia di entrambi, ed accoglie nel suo castello di Maccastorna il suo vecchio amico e Signore, da cui un tempo aveva tratto enormi vantaggi. Il Fondulo si dichiara disposto ad appoggiarlo per riprendere la signoria di Cremona; ma appena giunti in città, d’accordo con Carlo, lo fa arrestare dalle milizie cremonesi ed imprigionare nella rocca. Questa è l’ultima notizia certa che si ha su Ugolino, non sappiamo se sia stato fatto uccidere subito dal cugino o poco dopo da Cabrino.

A questo punto fa la sua comparsa nella storia il milite Biancarello da Quinzano. Di stanza a Maccastorna deve recarsi in fretta a Cremona alla ricerca di un medico che assista al prossimo parto della moglie del suo capitano Cabrino. Nato finalmente il bambino, Cabrino si reca con Biancarello a Codogno con 50 lance, per andare incontro al signore di Cremona che sta rientrando con Andreasio Cavalcabò ed altri parenti da Milano, dove si erano recati per trattare una tregua con il duca Giovanni Maria Visconti.

Carlo e i suoi sono invitati e condotti al castello di Maccastorna per festeggiare la nascita del figlio di Cabrino con un banchetto. Al termine del convitto Cabrino ordina a Niccolò da Tolentino di portare la moglie a Cremona poi, mentre gli ospiti stanno dormendo, Biancarello entra nella camera di Carlo Cavalcabò con tre sicari e lo strangola; taglia la gola ad Andreasio Cavalcabò; scanna Giacomo e Lorenzo Cavalcabò ed un loro compagno di nome Bombeccari; sono da ultimo uccisi due camerieri e quattro soldati (i primi due strangolati, gli altri pugnalati nel sonno). Tutti i cadaveri sono gettati in un letamaio. Il  Biancarello rimane alla guardia di Maccastorna allorché il Fondulo si porta a Cremona per assumere la signoria della città e del contado.

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Castello di Maccastorna

Di Biancarello possiamo dire che nel mese successivo combatte le truppe di Giovanni da Vignate che vuole vendicare l’assassinio da parte del Fondulo di suo genero Carlo Cavalcabò. Preposto alla guardia del castello di Maccastorna, Biancarello intavola alcune trattative con un bergamasco, un certo Bellino, riscuotitore di tributi e suo nemico personale. In un giorno di mercato si introducono in Maccastorna 30 soldati nemici travestiti da contadini. Costoro si impadroniscono del castello e lo fanno prigioniero. Il  Biancarello viene condotto a Lodi ed è condannato alla decapitazione. Si salva solo per l’intervento del signore di Brescia Pandolfo Malatesta poiché, essendo Biancarello di Quinzano e quindi bresciano, è suddito di Pandolfo che lo riscatta e lo mette alle sue dipendenze.

Biancarello riappare nelle cronache nel 1417 quando è inviato con Niccolò da Tolentino nel cremonese in soccorso del Fondulo contro i viscontei capitanati dal Carmagnola. Lascia Quinzano d’Oglio e si collega con il signore di Cremona a Castelvisconti. Il Fondulo divide l’esercito in due schiere, la prima comandata da lui stesso con la collaborazione del Biancarello; la seconda da Niccolò da Tolentino. Ai primi di agosto il  Biancarello giunge a Pieve Delmona ed espugna la rocca. Si impadronisce poi di Castelponzone ed ha l’incarico di impossessarsi pure di San Giovanni in Croce. La popolazione di quest’ultimo centro proclama per proprio signore il Malatesta. Il  Biancarello, per ovviare a tale situazione, sostituisce la guarnigione del Fondulo alla sua composta di soldati bresciani  ristabilendo in tal modo l’ordine.

Le lotte proseguono e la coalizione di Brescia e Cremona inizia a perdere terreno sotto gli attacchi del Carmagnola e per via dell’astuta politica del duca Filippo Maria Visconti (succeduto al fratello dal 1412). Il Carmagnola attacca Castelleone nel 1419 e su richiesta del Fondulo, Pandolfo manda 2000 uomini ad assisterlo. Biancarelo perciò si muove da Quinzano d’Oglio per portare soccorso ai difensori di Castelleone assieme a Niccolò da Tolentino. I ducali con Luigi dal Verme sono inizialmente respinti ma, arrivato il Carmagnola le sorti della battaglia volgono a favore dei milanesi. Due terzi delle truppe anti-viscontee riescono a salvarsi al di là dell’Oglio ed un terzo subisce forti perdite tra morti e feriti. I difensori di Castelleone si arrendono e il Carmagnola ordina di impiccare alle grondaie tutti i cittadini che vengono trovati armi in pugno.
In questo frangente si perdono le tracce di Biancarello che probabilmente muore attorno al 1420.

Alberto Fossadri

FONTI:
https://condottieridiventura.it/biancarello-di-quinzano/
https://condottieridiventura.it/gabrino-fondulo/
http://www.treccani.it/enciclopedia/carlo-cavalcabo_%28Dizionario-Biografico%29/
http://www.treccani.it/enciclopedia/ugolino-cavalcabo_%28Dizionario-Biografico%29/
http://www.treccani.it/enciclopedia/girolamo-fondulo_%28Dizionario-Biografico%29/