Se solo fosse vissuto nell’era del web, il bresciano Giovanni Paneroni avrebbe avuto sicuramente “l’onore” di essere deriso da Le Iene per le sue particolari convinzioni sull’astronomia… cosa peraltro in cui oggi è celebre in tutta Italia un altro bresciano: Albino Galuppini di Visano.
Si potrebbe quasi dire dei bresciani: “Popolo di lavoratori, bongustai e terrapiattisti”, ma per fortuna ci ricordano anche per altre qualità.

Giovanni Paneroni

Giovanni Paneroni nasce a Rudiano il 23 gennaio 1871, da una famiglia di commercianti di frutta e verdura che lo avviò agli studi per diventare prete. Trascorse solo due anni nel collegio vescovile di Bergamo, dove con ogni probabilità, apprese le nozioni di geografia ed astronomia che tanto gli diedero da pensare. Tornò a Rudiano per aiutare il padre finché, raggiunta l’età militare, si arruolò nel corpo dei Carabinieri per cinque anni (le battute sui carabinieri si sprecano, perciò evitiamo).

La passione per l’astronomia lo accompagnò fin da bambino; egli stesso raccontava che le teorie scientifiche fino ad allora prodotte non lo convincevano. Quando poi iniziò a vendere gelati con il carretto, lottava contro l’ombra: doveva continuamente spostarsi per rincorrerla! E la notte, quando tornava da Brescia dove comprava il ghiaccio,osservava la luna e sembrava proprio che la terra se ne stesse bella immobile quando l’astro percorreva la volta celeste. Da lì cominciò a postulare che fossero il sole e la luna a girare e che la Terra se ne stava ferma…
Partendo da questa sua convinzione iniziò ad elaborare una sua astronomia, in cui tutto serviva a giustificare le sue idee, al punto da elaborare (non so secondo quali calcoli) che il Sole fosse una palla d’argento di 14 kg. Per convincere le masse delle sue assurde teorie si sentiva in dovere di “distruggere” le teorie del grande astronomo Galileo Galilei, bersaglio prediletto del Paneroni.

Autore di numerose pubblicazioni senza fondamento scientifico, ma accuratamente illustrate in tutta la penisola, difese fino alla fine le sue idee, nonostante l’avversione della comunità scientifica, le umiliazioni, le multe, i processi, il carcere, il manicomio… Perché si, invece di accontentarsi di qualche minuto di celebrità su facebook, Giovanni finì in manicomio a causa di quello che diceva (nel 1938). Ovviamente non era pazzo, semplicemente all’epoca non si capiva il fenomeno dei complottisti. E i complottisti di oggi, dovrebbero rifletterci sopra: perché seguendo la loro logica, ai “Poteri Occulti” sarebbe bastato continuare a far rinchiudere in manicomio i “divulgatori delle verità nascoste”, mentre invece siamo tutti liberi di scrivere su mezzi di comunicazione di massa come i social, ogni castroneria possibile. Evito però di insistere, perché “a laàgâ el cò a l’asèn, sa pèrt tép e saù”.

Allo scoppio della prima Guerra Mondiale (1914), dopo parecchi anni trascorsi a pianificare la teoria, Paneroni che aveva comunque un testardo carattere bresciano, iniziò a divulgarla attraverso opuscoli che auto-pubblicava a proprie spese. Dapprima si accontentò di piazze popolari durante le fiere in paesi limitrofi al suo, ma ben presto decise che, se voleva essere preso in considerazione, doveva parlare alle persone istruite, agli studenti universitari, ai congressi scientifici. Così fece: Brescia, Bergamo, Milano, Pavia, Genova, Bologna, Firenze, Roma, in tutte queste città gli accademici lo deridevano o lo facevano allontanare dai congressi cui Giovanni, puntigliosamente, si presentava con l’intento di voler prendere la parola. Paneroni si mostrava con delle enormi carte geografiche ricoperte di frecce, di indicazioni, di simboli figurati di sua invenzione e in quel primo dopoguerra l’«astronomo» cominciò silenzioso a imbrattare i muri delle università e dei licei scrivendo:

«Paneroni da solo fermò la Terra, indi spedì Galileo al suo destino. La Terra non gira, o bestie!»

Dilettandosi nella scrittura di poesie, gli venivano bene anche slogan che attiravano gli stolti:

«Salir negli strati, calar nei profondi – studiate Paneroni, divinator dei mondi!»

Dopo la marcia su Roma del 1922 ebbe a scrivere su un muro: «L’era fascista senza quella di Paneroni fa schifo». Ma ovviamente la frase gli valse qualche minaccia e Giovanni riparò per qualche anno a Rudiano, fin quando si presentò l’occasione di introdursi in un convegno a Genova, dove andò a piedi per risparmiare!
S’intrufolò in una sala dove era stato organizzato un simposio internazionale, domandò la parola e propose, di fronte allo sbigottimento generale, un sistema per misurare la distanza della Terra al Sole: «Si prendono dei tubi, vi si infilano i raggi e poi non resterà che misurare la lunghezza dei tubi». Fu scacciato in malo modo e da quel giorno tra gli astronomi nacque un termine nuovo che si ritrova anche in alcuni testi: C’est une Paneronnade!

Paneroni ci ha lasciato una testimonianza di sé talmente vivida nell’Italia di quegli anni, che per lungo tempo è stato preso a modello del bifolco credulone che non accetta l’evidenza e spesso, ancor oggi, è usato politicamente come stereotipo del contadino che si erge sopra i “professoroni”. Non a caso anche alla nascita della Lega Lombarda, l’orceano Mino Martinazzoli definì Umberto Bossi il Paneroni della politica.

Giovanni Paneroni morì nella sua Rudiano nel 1950, lasciando un testamento nel quale destinava le sue carte alla moglie, scrivendo che un giorno l’avrebbero resa ricca, ed enunciando il suo “perdono” agli astronomi «che tanto male mi fecero ingiustamente». Quando uno è proprio convinto…

Alberto Fossadri

FONTI:
http://www.duepassinelmistero.com/Paneroni.htm
– Enciclopedia Bresciana/Paneroni Giovanni
https://www.cicap.org/n/articolo.php?id=275767
https://www.ilfoglio.it/cultura/2019/08/25/news/il-padre-dei-terrapiattisti-270470/
https://www.ilfoglio.it/politica/2018/06/24/news/quando-uno-vale-uno-la-civilta-entra-in-crisi-lo-dimostra-il-vecchio-paneroni-201402/