Come non dedicare questo spazio dove raccontiamo la storia locale, ad una persona che nella storia dell’arte vi è entrata di diritto, legando al suo anche il nome del mio paese. Il maestro Franco Brescianini ci ha lasciati lo scorso 28 gennaio ed è opportuno tenere a mente che ha sempre vissuto a Rovato. Poteva ambire ad avere residenza in alcune delle principali capitali dell’arte, dove gli artisti frequentano gli stessi ambienti. Ma il suo legame con Rovato e in particolare con il Lodetto, è sempre stato coltivato come il suo rapporto con i compaesani. Quello pseudonimo “Brescianini da Rovato” glielo consigliò il sindaco Giacomo Medeghini: «firmati come Brescianini da Rovato, così non ci sarà una polemica come quella del Moretto» gli disse.

Quindi Rovato era il centro della sua arte, e chissà quanti sono gli uomini che ricordano ancora, quando da ragazzi si andava a sbirciare tutte quelle modelle che passavano da lui: «da Brescianini gh’è riat na scièta con dò sgàrle!». Anche questi aneddoti più “nostrani” ci fanno comprendere cosa possa aleggiare attorno alla figura di un artista internazionale, che decide di saldarsi al suo ambiente provinciale. Sorpresa, fascino e curiosità.

Proprio la donna è stata il fulcro della sua attività d’artista, mediante una tecnica personale che riproduce l’essenza dei lineamenti, velati in un contesto di colori caleidoscopici. Il critico d’arte Tonino Zana ha detto chiaramente cosa esprimono le donne di Brescianini: «La donna libera di Brescianini si rivela in un movimento impercettibile, sempre leggera e come priva di un appoggio a terra, ecco, forse, disvelata tra cielo e terra».

Nato il 19 settembre 1944, Franco da ragazzo ha lavorato per alcuni anni come stilista e figurinista per poi dedicarsi da autodidatta alla pittura, sua grande passione. Fino agli anni ’70 nei suoi dipinti i soggetti erano nature morte e paesaggi, ma pian piano passò a quelle figure che sono diventate il suo tratto distintivo. Visi dai lineamenti essenziali, ma non privi di umanità.

La sua prima mostra espositiva è stata nel 1972 ad Iseo. Da allora sono state numerose le sue esposizioni italiane e dagli anni ’90 molte occasioni in Germania, passando velocemente in moltissimi altri paesi del mondo, valicando anche l’Oceano. Sue opere sono conservate in numerosissime collezioni d’arte italiane e straniere, a Toronto, Ginevra, Parigi, Boston, New York, Tokyo. E con quelle opere anche il nome di Rovato.

Lo scorso novembre il Comune ha organizzato una bellissima mostra all’interno del palazzo municipale, proprio per omaggiarlo, ma dal punto di vista puramente artistico il paese non potrà mai restituirgli il giusto tributo. Perché è stato proprio Franco ad omaggiare Rovato, legando le sue radici al suo nome e portandolo nel mondo con la sua arte.

Alberto Fossadri