Nel corso del XIV secolo e nella prima metà del XV, la Valcamonica è teatro di una grande lotta per il predominio tra famiglie guelfe e ghibelline. A cavallo del 1400, a spiccare su tutte sono la famiglia Nobili di parte guelfa e la famiglia Federici di parte ghibellina.

La seconda, costituita da una consorteria di diversi rami familiari, è ben insediata in feudi e incastellamenti nell’alta e bassa valle. I Federici in questo periodo hanno forti mire di dominio sulla media valle, tanto da puntare a costituire una propria Signoria su tutti i camuni. Ci andranno molto vicini negli anni successivi, tanto che Giovanni Federici guadagnerà il titolo di conte di Edolo e sarà autorizzato ad inserire l’aquila imperiale nel suo stemma a partire dal 1415.

Stemma-Nobili-Lozio
Presunto Stemma dei Nobili (tomba di famiglia a Rogno)

I Nobili invece possedevano il castello di Lozio ed avevano consolidato una serie di alleanze con altre famiglie guelfe camune e di altre valli (soprattutto Val di Scalve e Val Seriana), potendo così permettersi una politica familiare che non subiva grandi influenze da parte di enti sovra-locali.

Nel 1403-1404 Pandolfo Malatesta si impossessa di Brescia e costituisce una sua Signoria. Inizia quindi a raccogliere attorno a sé i guelfi, ma fatica ad imporre la sua autorità su tutto il territorio, in particolare sulla Valcamonica le cui famiglie ghibelline ricevono ampio sostegno da Milano, che intende mantenere la valle sotto la sua influenza e separata dal resto del bresciano. Indipendenza camuna che è una costante storica, soprattutto da quando la comunità di Valle ottenne questo diritto con un decreto dell’imperatore Enrico VII nel 1311.

Quando Pandolfo Malatesta si avvicina alla Valcamonica nel 1407, i guelfi delle famiglie Griffi di Losine, Ronchi di Breno e altre gli giurano fedeltà. Vengono perciò condannate dalle autorità ducali e costretti a fuggire nel castello di Volpino in mano al signore di Brescia. Baroncino Nobili (condannato già nel 1402) e i suoi familiari invece restano a Lozio e il potere visconteo sembra non essere in grado di esercitare su di loro alcuna azione coercitiva. Allo stesso modo però non riconoscono nemmeno in Pandolfo l’autorità che le altre famiglie guelfe gli avevano riconosciuto come leader della lega anti-viscontea. Dopo che Comicino Federici di Angolo si è sottomesso al Malatesta, sarà proprio Pandolfo ad intimare a Baroncino Nobili di cessare ogni atto ostile nei confronti del suo nuovo suddito.

Le continue incursioni dei Nobili saranno infine sistemate direttamente dalla famiglia Federici che decide di arrivare ad una implacabile resa dei conti. Non è chiaro se il fatto sia accaduto nel 1409 o nel 1410, fatto sta che la data della vendetta è scelta per il 25 dicembre. In effetti una lettera esistente indirizzata da Pandolfo a Baroncino il 4 settembre 1410 proverebbe quale delle due sia la data corretta.
I Nobili infatti risiedevano nel castello di Lozio che si trova su un picco a strapiombo ed è imprendibile con le esigue forze che una famiglia, da sola, poteva mettere in campo. Perciò risolsero con l’attaccare la famiglia quando sarebbe stata più vulnerabile, sapendo che i Nobili si sarebbero riuniti per le festività natalizie nella sottostante frazione di Villa, sicuri che durante la sacralità del Natale nessun timorato di Dio avrebbe osato compiere un atto tanto ignobile.

Castello di Lozio
Ruderi del castello di Lozio (BS)

Secondo il racconto semi-romanzato di Favallini, Giovanni Federici da Erbanno e suo fratello Gerardo Federici di Mù, hanno unito le loro forze e approfittando della scarsa attenzione delle guardie guelfe, hanno deviato il corso di un rio allagando le strade e le vie di fuga della località. Strade che col gelo si sarebbero ghiacciate rendendo impossibile ogni via di fuga. Vero o no questo dettaglio, tutti i Nobili sono stati massacrati e il castello dei Nobili passa in mano ai Federici.

Nei documenti la famiglia di Baroncino sembra sparire letteralmente dalla storia, i Nobili saranno reinsediati dalla Repubblica di Venezia solamente nel 1428, quando il castello sarà riconsegnato a Bartolomeo e Pietro Nobili che secondo padre Gregorio (1698) furono gli unici fanciulli a salvarsi dalla strage, semplicemente perchè a quel tempo studiavano a Bergamo e non avevano potuto raggiungere la famiglia per le feste.
Questo evento è inserito nel romanzo “Congiure in Franciacorta” da me pubblicato e si inserisce in un contesto di intrighi ed importanti lotte di potere esteso a tutta la Lombardia.

Alberto Fossadri

FONTI:
– Ivan Faiferri, Nobili di Lozio in Valcamonica: isolamento e potere